Abbiamo appreso con grande dolore la scomparsa (lo scorso 5 marzo) del prof. Paolo Moreno, che da ragazzo aveva frequentato il Liceo Classico Stellini e dove, negli anni passati, era tornato varie volte in qualità di oratore.

Ed è in questo contesto che avevamo imparato ad apprezzarlo, non solo per la sua sterminata cultura ma anche per il suo tratto affabile e quel sorriso che gli illuminava il volto quando si rivolgeva alle persone, cui comunicava instancabilmente il suo sapere. È stato – più che un archeologo nel senso dello specialista che dirige le campagne di scavo – un grande storico dell’arte antica, un esperto preparatissimo, un “detective” attento allo stile, alle fonti, alle tracce scientifiche, noto a livello internazionale per le sue attribuzioni, che a volte hanno fatto discutere ma certo hanno sempre affascinato. Inoltre, sapeva divulgare con passione e rispondere alle domande dei giovani, come abbiamo avuto modo di sentire direttamente in occasione dei suoi interventi nel nostro Istituto, di cui serbava un ottimo ricordo e grande attaccamento, nonostante i molti anni trascorsi. 

L’Associazione “Gli Stelliniani” di Udine, della quale era Socio onorario, lo ha infatti invitato più volte – nella sede del nostro Liceo – a tenere degli incontri di archeologia durante i quali ha avuto modo di ritrovarsi con i compagni di scuola di un tempo. Il prof. Moreno, superando l’ostacolo della distanza con entusiasmo giovanile, nonostante l’età, ha affrontato sempre temi di grande importanza: ad esempio, La figura di Alessandro Magno e la sua ripresa in ambito pittorico e scultoreo, oppure un altro grande suo “cavallo di battaglia”: Grandi bronzi. Nuova storia dell’arte antica: gli eroi di Riace. Non dimentichiamo però l’incontro dedicato a Lisippo a Roma. La personificazione di Agone riconosciuta nel Bronzo Getty (30 ottobre 2015), nel quale ha riproposto l’identificazione come opera di Lisippo del bronzo ritrovato al largo di Fano nel 1964 e poi sottratto e ricomparso nella Collezione Getty di Malibu in California.

Da ultimo ricordiamo il contributo offerto lo stesso giorno da Moreno allo Stellini, in vista dell’evento “John Keats e il mistero del vaso Sosibios” (organizzato in occasione della Notte Nazionale del Liceo Classico del gennaio seguente), durante il quale fu presentato al pubblico un inedito cratere bronzeo di stile greco-­romano facente parte di una collezione d’arte privata udinese. L’intento era quello di rintracciare lo stretto legame di quel manufatto con il celeberrimo vaso del museo del Louvre detto “di Sosibios”, di cui proprio Moreno era il massimo esperto italiano.

Durante la serata si ebbe modo di assistere alla proiezione integrale dell’intervista rilasciata dal professor Moreno agli studenti del liceo. In quell’occasione ricordò i suoi anni giovanili (come si può riascoltare nel video) e illustrò il ruolo dello studioso d’arte antica, fornendo agli studenti spunti interessanti per una loro futura preparazione in quell’ambito culturale. Ci auguriamo che i nostri allievi che vi hanno assistito e quelli che si sono avvicendati dopo e che potranno riascoltare una simile testimonianza siano in grado di apprezzare, nel corso della loro maturazione, il senso profondo di questo incontro prezioso che un maestro importante di calibro internazionale ha voluto loro indirizzare, con l’intento di trasmettere il valore etico della bellezza, una fondamentale lezione che non si circoscrive all’Antichità ma lascia una impronta decisiva nel Presente.

Francesca Venuto e Roberta Costantini

 

 

Ripercorriamo il suo curriculum e le principali pubblicazioni come riportato nel sito web dello studioso: Paolo Moreno era nato nel 1934 a Udine, dove ha iniziatogli studi classici al Liceo Ginnasio Statale “Jacopo Stellini”. In seguito al trasferimento della famiglia in Puglia, si è laureato in Archeologia cristiana con Adriano Prandi alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bari (1958). Allievo di Doro Levi alla prestigiosa Scuola Archeologica Italiana di Atene (1961), di Ranuccio Bianchi Bandinelli e Giovanni Becatti a Roma (Diploma di Perfezionamento, Scuola Nazionale di Archeologia, 1964), è stato Direttore dell’Istituto di Archeologia dell’Università di Bari, dove ha promosso la serie Studi sull’antico (1–7, 1975–1985), poi ordinario di Storia dell’arte antica a La Sapienza di Roma, Facoltà di Magistero. Dal 1992, anno di costituzione della Facoltà di Lettere e Filosofia nell’Università Roma Tre, al 2008, titolare della cattedra di Archeologia e storia dell’arte greca e romana, ha sperimentato nel nuovo Ateneo una didattica presso musei, monumenti, mostre e laboratori di restauro. Già Redattore dell’Enciclopedia dell’arte antica classica e orientale (Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani), ha collaborato ad analoghe iniziative internazionali e a numerose riviste specialistiche, italiane e straniere. Nell’ottobre 2004 ha ricevuto il Premio Internazionale Tarquinia Cardarelli, sezione Archeologia, per l’attività divulgativa e con la motivazione che gli si deve “un nuovo corso nella storia dell’arte antica”: ha infatti proposto una visione d’insieme degli originali greci continuamente recuperati attraverso scavi e rinvenimenti subacquei, ricomposti da frammenti nei depositi dei musei, talora misconosciuti capolavori rivalutati dalla critica. Ha poi esteso ai monumenti antichi il linguaggio maturato dagli storici dell’arte su opere a noi più vicine nel tempo, senza abbandonare il metodo tradizionale di ricostruzione induttiva dalle copie, nei casi in cui il modello ellenico sia perduto. Di qui il manifesto sull’attualità di una “ricerca dei maestri” e l’ininterrotto sviluppo di saggi coerenti su temi fondamentali.

Ha sistematicamente divulgato le proprie scoperte riguardanti celebri monumenti attraverso relazioni a congressi, conferenze, incontri nelle scuole, interviste per i media e scritti sui periodici specializzati Archeo, Archeologia Viva, Forma Urbis, Il Giornale dell’Arte, suscitando interesse oltre la cerchia degli specialisti con documentate (e spesso molto discusse) interpretazioni: Fidia e Prassitele quali autori del gruppo colossale in bronzo di cui sono copia i Dioscuri del Quirinale; Agelada II di Argo e Alcamene I di Lemno quali autori dei Bronzi di Riace, nei quali ha identificato i personaggi di Tideo e Anfiarao, esponenti del famoso gruppo dei Sette a Tebe (cui Eschilo dedicò una celebre tragedia). Quanto al Giovane di Mozia, la statua rinvenuta nella colonia cartaginese nell’isola omonima di fronte a Trapani (ora al Museo Whitaker), sua è l’identificazione con Melkart (un Ercole punico) piuttosto che un auriga. E nel Satiro danzante di Mazara del Vallo ha ritrovato la mano di Prassitele.  

Ricordiamo, tra le sue opere fondamentali, per lo Stile severo: I Bronzi di Riace, Il Maestro di Olimpia e i Sette a Tebe, Electa, Milano 2002; per lo Stile classico: La bellezza classica, Guida al piacere dell’antico, Allemandi, Torino 2008; Pittura greca. Da Polignoto ad Apelle, Arnoldo Mondadori, Milano 1987; per la storicizzazione dell’icona regale: Alessandro Magno, Immagini come storia, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 2004, opera dichiarata, nella presentazione voluta a Roma dall’Ambasciatore di Grecia in Italia, quale risposta europea al film Alexander di Oliver Stone. Tra gli artisti della cerchia di Alessandro Magno: Testimonianze per la teoria artistica di Lisippo, Canova, Treviso 1973; Vita e arte di Lisippo, Il Saggiatore, Milano 1987; Lisippo, L’arte e la fortuna, Fabbri, Milano 1995; ApelleLa Battaglia di Alessandro, Skira, Milano 2000.

Tuttavia, ben più numerosi sono i suoi contributi, che non possiamo ovviamente ricordare in questa sede per esteso (ammontano a più di 700 fra saggi e pubblicazioni!).